Perché fare e-commerce in Cina
L’e-commerce è un settore ancora in grande espansione. La tendenza alla crescita delle vendite online mondiali è confermata anche per i prossimi anni, con una crescita media annua che si aggira intorno al 26%. Dei circa 2,14 miliardi di compratori online nel mondo, oltre 600 milioni sono cinesi. La Cina risulta quindi l’area geografica con le maggiori prospettive di crescita percentuale per l’export italiano, seguita da USA e poi da EU.
Cross-border e-commerce in Cina
Nel 2012, vede la nascita un modello e-commerce transfrontaliero con un progetto pilota in 7 città cinesi, tra cui Shanghai e Hangzhou. Fortemente incoraggiato e sostenuto dal governo cinese, all’inizio del 2016, il progetto viene lanciato in altre tre città. Il 17 marzo 2017, il Ministero del Commercio della Repubblica Popolare Cinese, con una Circolare estende il progetto iniziale a 15 città: Hangzhou, Tianjin, Shanghai, Chongqing, Hefei, Zhengzhou, Guangzhou, Chengdu, Dalian, Ningbo, Qingdao, Shenzhen, Suzhou, Fuzhou e Pingtan.
Attraverso il cross-border e-commerce, si possono vendere in Cina prodotti stranieri senza dover affrontare la lunga e complessa procedura di autorizzazione presso le competenti autorità locali, obbligatoria invece per l’esportazione è la vendita attraverso i canali tradizionali. Con il cross-border e-commerce il modello operativo si semplifica e per l’impresa italiana non è più necessario avere un importatore/distributore cinese, per vendere ai consumatori di quel Paese, anche se rimane comunque fondamentale avere un partner operativo in loco.
Politica fiscale/doganale
La politica fiscale/doganale per l’e-commerce B2C transfrontaliero in vigore dall’8 aprile 2016 e aggiornata a fine 2018, consente di applicare un’aliquota di dazio nulla se il valore dei beni acquistati è inferiore a 5000 yuan (circa 650 euro) per singolo ordine, e se il totale degli ordini effettuati da un singolo utente in un anno è inferiore a 26.000 yuan (circa 3300 euro). Saranno invece dovute l’IVA sulle importazioni e le accise, denominate in Cina “imposta di consumo”, per un valore pari al 70% delle aliquote ordinarie. Anche la franchigia doganale è stata abolita.
E-commerce cross-border
L'e-commerce cross-border è un modello di business che consente ai consumatori cinesi di acquistare prodotti da venditori stranieri. In questo modello, i prodotti non vengono stoccati in Cina, ma vengono spediti direttamente dal paese di origine del venditore.
L'e-commerce cross-border è in forte crescita in Cina, grazie a una serie di fattori, tra cui:
- L'aumento dell'accesso a Internet e ai dispositivi mobili in Cina
- La crescita della classe media cinese, con un maggiore potere d'acquisto
- L'interesse dei consumatori cinesi per i prodotti stranieri
Le principali piattaforme di e-commerce cross-border in Cina
- Tmall Global
- JD Worldwide
- VIP International
- Xiaohongshu
- Kaola
Tmall Global è la piattaforma cross-border B2C di Alibaba Group, uno dei leader dell'e-commerce internazionale. È il più grande marketplace cross-border per i marchi stranieri e offre una vasta gamma di prodotti, tra cui moda, elettronica, cosmetici e prodotti alimentari.
JD Worldwide è il secondo marketplace B2C più grande in Cina. È di proprietà di JD.com, un importante rivenditore online cinese. JD Worldwide offre una vasta gamma di prodotti, tra cui elettronica, elettrodomestici, prodotti per la casa e prodotti per la cura della persona.
VIP International è il terzo e-commerce cross-border più grande in Cina. Si specializza nella vendita online di prodotti scontati.
Xiaohongshu è un social network cinese basato sulle recensioni dei prodotti da parte degli utenti. Ha lanciato una piattaforma di e-commerce cross-border chiamata RED Mall, che offre una vasta gamma di prodotti, tra cui moda, cosmetica e prodotti alimentari.
Kaola è una piattaforma di e-commerce cross-border specializzata in prodotti di lusso. È stata acquisita da Alibaba nel 2019 e fa parte dell'ecosistema e-commerce di Alibaba.
Per i marchi stranieri che vogliono vendere in Cina, l'e-commerce cross-border è un'opportunità importante. Tuttavia, è importante scegliere la piattaforma giusta per il proprio business. Le principali considerazioni da tenere in considerazione sono:
- La categoria di prodotti che si vuole vendere
- Il target di riferimento
- Il budget a disposizione
Una volta scelta la piattaforma, è importante seguire le linee guida e le procedure previste per vendere in Cina.
Nel caso di utilizzo di un marketplace cinese, con vendite in modalità cross-border, saranno necessari però almeno due-tre mesi di tempo per avviare una collaborazione con un partner che si occupi delle attività di marketing e dei contenuti in lingua.
Ma spieghiamo brevemente come funziona: il consumatore cinese fa un ordine su una piattaforma e-commerce autorizzata, ad esempio i già citati Tmall Global o JD Worldwide. Sono piattaforme autorizzate per vendere ai consumatori cinesi prodotti non cinesi, che non sono fisicamente presenti in Cina.
La piattaforma riceve l’ordine e lo trasmette al venditore all’estero che, a quel punto, spedisce il prodotto comprato. Il prodotto può essere stoccato in un magazzino in Italia o in Europa, quindi fuori dalla Cina, oppure può trovarsi in una free trade zone cinese, quindi fisicamente in Cina ma fiscalmente fuori dalla Cina, in una zona franco dogana, oppure ancora ad Hong Kong, che essendo zona economica speciale, viene considerata non in Cina dal punto di vista fiscale.
Il prodotto acquistato parte dal magazzino e, tramite un operatore locale cinese, che non è un importatore distributore ma solo un corriere che segue l’evasione dell’ordine, passa la dogana con una procedura speciale per il cross border, e arriva al consumatore finale.
I prodotti che si vendono in questo modo possono non essere registrati in Cina, e quindi il cross border diventa una sorta di test di mercato per capire quali sono i prodotti che possono incontrare il gusto dei consumatori cinesi e su quelli concentrare i propri investimenti in vista di una registrazione per venderli successivamente anche attraverso i canali tradizionali.