Sostenibilità digitale: dai token ai digital payments

La sostenibilità è un concetto chiave anche nel digitale, in quanto molti degli strumenti utilizzati per i processi telematici sono energivori e dunque pongono un problema etico in chiave ESG: se è vero che l’impresa mediante l’innovazione digitale persegue l’innovazione e la crescita, è altrettanto vero che deve essere consapevole dell’impatto ambientale e saperlo controllare nonché comunicare correttamente ai propri stakeholder.

Creato il 2 dicembre 2024
Aggiornato il 2 dicembre 2024

La sostenibilità è un concetto chiave anche nel digitale, in quanto molti degli strumenti utilizzati per i processi telematici sono energivori e dunque pongono un problema etico in chiave ESG: se è vero che l’impresa mediante l’innovazione digitale persegue l’innovazione e la crescita, è altrettanto vero che deve essere consapevole dell’impatto ambientale e saperlo controllare nonché comunicare correttamente ai propri stakeholder.

I livelli di impatto delle attività digitali energivore 

L’ecosistema digitale è visto come una risorsa per perseguire l’ottimizzazione dei processi, e questo ha portato le aspettative degli stakeholder (compresi i clienti attuali e potenziali) verso una maggiore capacità delle piattaforme di rispettare criteri di efficienza ed efficacia anche in termini di impatto ambientale; ad esempio, da una tecnologia che riduce gli spostamenti come i sistemi di videoconferenza ci si aspetta che impatti riducendo spostamenti ed inquinamento, dunque se invece i server consumano un alto livello di energia elettrica ed arrivano ad un alto impatto occorre che l’azienda gestisca il punto (comunicando correttamente e/o attivando progetti per diminuire l’impatto).

Naturalmente, vi sono tecnologie più energivore di altre: la blockchain ed il cloud richiedono consumi energetici tali da imporre alle aziende che utilizzano i token ad esempio per la tracciabilità della filiera a comunicare come le stesse di impegnano per ridurne l’impatto ambientale (ad esempio scegliendo fornitori di servizi su server che utilizzano energia verde, oltre magari ad aver implementato l’energia verde in azienda).

L’impatto ambientale digital comunque ha diversi livelli di impatto: il primo a cui si pensa è quello dei consumi energetici di server ed infrastruttura informatica, a cui aggiunge l’impatto dei siti web aziendali tanto che oggi si ragiona sempre più su siti green; data center e cloud sono poi tra i punti su cui si concentra l’attenzione degli stakeholder per l’ESG. Tuttavia, la dinamica digitale ha un impatto anche sociale, a partire dal grado di innovazione e semplificazione che può produrre (e qui le aziende hanno gioco facile se mettono a punto delle best practise da comunicare), dalla maggiore garanzia in termini di privacy e sicurezza dei dati, ed ancora dalla diffusione della competenza tecnologica attraverso il sostegno all’utilizzo di siti, servizi tech e device che producono anche inclusione rispetto ai soggetti che iniziano ad utilizzare tali strumenti. E, ultimo punto ma non per importanza, va ricordata la gestione dei rifiuti elettronici correlata all’infrastruttura, processo che coinvolge aziende, fornitori di tecnologia e clienti. 

Dai token ai pagamenti digitali: le aree da presidiare per la strategia ESG

Le aziende che esportano sempre più guardano con interesse alla blockchain per la certificazione e la tracciabilità della filiera: i clienti, sia B2B che B2C, dimostrano di apprezzare lo strumento e lo premiano con fiducia, acquisti e un maggior tasso di riacquisto e fidelizzazione. Lo strumento porta con sé anche alti livelli di consumo energetico: quando lo si adotta, quindi, al contempo va impostata una strategia di comunicazione che veda l’azienda impegnata, ad esempio, in progetti di riforestazione oppure di sostegno all’energia verde, ed ancora nella scelta di fornitori che fanno uso di energia verde o la promuovano.

Tra gli altri, la piattaforma Ethereum è molto attenta al problema energetico sebbene naturalmente non lo abbia risolto, ma si impegna in progetti e ricerche green; si prevede che anche altri fornitori si impegneranno sempre di più per ridurre l’impatto ambientale, e certamente per l’azienda diventa importante poter dire ai propri clienti che ha scelto un fornitore green. 

I pagamenti digitali, invece, nonostante a loro volta impattino fortemente in chiave energetica, sembrano avere un impatto ambientale minore dei pagamenti tradizionali, dunque in termini di comunicazione è agevole riportare i dati di confronto: il libro bianco di Oxford Economics The environmental impact of digital over cash payments in Europe (L’impatto ambientale dei pagamenti digitali rispetto ai contanti in Europa) pubblicato dalla European Digital Payments Industry Alliance (EDPIA) ci dice che i pagamenti digitali possono portare a basse emissioni di carbonio.

E’ stato effettuato uno studio sui pagamenti digitali e pagamenti in contanti nei punti retail da cui si evince che se il consumatore medio scegliesse solo i pagamenti digitali risparmierebbe in un anno l’equivalente di CO2 pari a 37 sacchetti in plastica in Italia, 49 in Germania, 74 in Finlandia; la stranezza del dato è relativa al fatto che in Italia il contante è ancora diffuso e dunque l’infrastruttura per utilizzarlo è più efficiente che nei restanti due Paesi, in cui ad esempio un minor numero di sportelli bancari/bancomat impongono spostamenti in auto più lunghi e dunque optare per il pagamento digitale aumenta il risparmio ambientale.

Come comunicare agli stakeholder l’impegno a minimizzare l’impatto ambientale del digitale

Abbiamo visto come sia importante per l’azienda che utilizza il digitale, particolarmente se ricorre a blockchain, cloud e pagamenti digitali, comunicare ai propri pubblici (clienti, fornitori, partner, comunità locale, legislatore, mercati esteri, autorità estere, stampa locale ed estera, e così via) quale sia il livello di monitoraggio che la stessa azienda esercita sia sui propri processi (siti web) sia sui fornitori utilizzati (blockchain, cloud) nonché quali progetti “mette a terra” per limitare l’impatto ambientale o per sostenere l’ambiente (ad esempio finanziando altri soggetti su progetti green).

Naturalmente gli stakeholder hanno sensibilità diverse a seconda di una pluralità di fattori: ad esempio, pensando ai mercati esteri vi sono Paesi in cui la sensibilità ambientale è più pronunciata (come nella mitteleuropa): a questo proposito, è interessante consultare i dati dell’indice SDG sulla sostenibilità (ambientale, sociale, di governance) agita nei diversi Paesi analizzati dall’indice; tra gli stakeholder da tenere in considerazione, la fascia giovanile è certamente più interessata al tema e dal Digital Sustainability Index Young presentato nel 2023 dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale e da EY Foundation si evince che il Paese europeo i cui giovani sono più interessati al tema della sostenibilità è proprio l’Italia, con una percentuale del 37%. Vi sono poi Paesi in cui la propensione ad acquistare online è maggiore e la fascia giovanile è maggiormente rappresentata rispetto alla tendenza: in Europa il campione in questo senso è senz’altro la Polonia.

A fronte di questa incidenza differenziata nei diversi mercati e fasce di età della sostenibilità ambientale, è comunque importante che l’azienda che esporta adotti un modello di comunicazione coerente e diffuso del proprio impegno green: le informazioni relative ai progetti diretti, oppure alla scelta di fornitori green, o addirittura all’adozione di prodotti e/o modelli di produzione green devono essere schematizzate e diffuse in modo uguale sulle diverse piattaforme (per esteso o con link che riportano agli impegni in termini di sostenibilità ambientale) sui propri siti web ed e-commerce, sulle schede prodotto pubblicate su marketplace o shop social, sulle informative alla stampa e/o alle piattaforme di settore.

Alcune aziende decidono anche di partecipare a programmi di open innovation con focus sul green e/o di supportare start-up legate al tema.

Per informazioni

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