La responsabilità in Italia: stakeholder e internazionalizzazione

Per le imprese la sostenibilità è ancora in qualche Paese una scelta non obbligatoria, in altri invece alcune attività sono determinanti e obbligatorie per la vita dell’organizzazione. 

Creato il 27 ottobre 2023
Aggiornato il 10 novembre 2023

Per le imprese la sostenibilità è ancora in qualche Paese una scelta non obbligatoria, in altri invece alcune attività sono determinanti e obbligatorie per la vita dell’organizzazione. 

In Italia, si chiede alle aziende di assumere un ruolo sociale e di farsi carico degli impatti ambientali e delle conseguenze derivanti dalle loro attività.

Le aziende, per rendere conto del loro operato e quindi delle loro decisioni e delle loro attività verso la società e sull’ambiente, devono adottare un comportamento etico e trasparente che:

  • contribuisca allo sviluppo sostenibile, inclusa la salute e il benessere della società
  • tenga conto delle aspettative degli stakeholder collaborando con essi per perseguire  valori comuni
  • sia in conformità con la legge applicabile e coerente con le norme internazionali di comportamento sostenibile
  • venga integrato in tutta l’organizzazione e messo in pratica nelle sue relazioni.

Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile 

Il termine sostenibilità si usa di solito per indicare tutte le attività e i processi svolti dalle persone e/o dalle organizzazioni tenendo presente il rispetto dell’integrità sociale e ambientale. Occuparsi della sostenibilità significa garantire un futuro al nostro pianeta e a tutti i suoi abitanti, preoccupandosi dell’eredità che lasceremo alle generazioni future.

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è composta da un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi di 193 Paesi membri dell’ONU. Da questa agenda sono scaturiti 17 obiettivi che mirano a conservare l’ambiente, la natura e la sua popolazione. Tenendo conto di questi criteri, le aziende, i governi e i cittadini si impegnano ad agire seguendo i criteri ESG.

Per E (Environmental) o ambientale si indicano i fattori che riguardano il mondo che ci circonda: 

  • rifiuti 
  • inquinamento
  • risorse naturali e loro esaurimento
  • biodiversità e sua preservazione
  • emissione di gas serra
  • deforestazione
  • cambiamento climatico.

I fattori S (Social) riguardano il modo in cui le aziende e i governi trattano le persone e prendono quindi in considerazione i seguenti fattori:

  • relazione con i dipendenti
  • condizioni di lavoro (lavoro minorile, schiavitù, disparità di sesso, religione, pari opportunità),
  • salute
  • sicurezza
  • gestione dei conflitti sociali.

I fattori G (Governance) identificano il complesso delle strategie, delle regole e dei processi che guidano un’azienda o uno Stato e considerano fattori come:

  • strategia fiscale 
  • remunerazione dei dipendenti e le diversità di trattamento
  • donazioni o i processi contributivi verso l’ambiente
  • pressioni politiche
  • corruzione
  • ambiente di lavoro per i dipendenti.

Parlare dei fattori ESG significa parlare di etica. Solo assumendo un comportamento di etica sociale la situazione potrà migliorare, non possiamo pensare che la sostenibilità venga praticata solo per paura di gravi sanzioni economiche o di danni alla reputazione aziendale. 

Sarà la modifica dei nostri atteggiamenti verso la vita e i principi di comportamenti verso la sostenibilità che porteranno a dei veri e propri cambiamenti. L’etica del rispetto dovrà poi andare di pari passo con l’applicazione della giustizia. Chi non rispetta le regole dovrà inevitabilmente essere sanzionato. Giustizia e controllo della regolarità devono essere funzionali alla sostenibilità. 

Il mercato globale chiede più trasparenza, chiarezza e affidabilità

Le aziende Italiane,  propense e attive verso l’internazionalizzazione e l’esportazione dei loro prodotti, sono sempre più sensibili e attente alla sostenibilità delle loro azioni.
Per questo si stanno organizzando in filiere che seguono valori comuni e intraprendono operazioni che permettano loro di controllare e monitorare l’intera filiera e i propri stakeholder. 

Le operazioni di export devono quindi  essere eseguite secondo le logiche della sostenibilità e la digitalizzazione risulta il mezzo vincente per attuare questo tipo di processo. La riorganizzazione della filiera della logistica per diminuire l’impatto ambientale provocato dai trasporti e dalla distribuzione, la possibilità di dare al prodotto una seconda vita, la revisione di un processo produttivo sono iniziative che permettono di attivare anche delle leve di comunicazione che contribuiscono ad accrescere la competitività aziendale a livello internazionale. 

La sostenibilità non è, quindi, solo una scelta etica, ma anche un nuovo approccio efficace per accrescere la propria competitività. Le aziende che seguono i principi del CSR, innovano di più a livello tecnologico e sono più capaci di sostenere i processi di esportazione. Secondo un’indagine del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne, Unioncamere e SACE, le imprese italiane eco-investitrici sono più dinamiche sui mercati esteri. La sostenibilità aziendale è diventata un interessante e non trascurabile opportunità di competitività e creazione di valore e, in qualsiasi  ambito venga applicata, risulta oggi un approccio strategico allo sviluppo di impresa.

Le imprese italiane e non solo, stanno percorrendo la via della responsabilità ambientale e sociale che lega in modo inestricabile soggetti (stakeholder) con valori comuni, digitalizzazione e internazionalizzazione.

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