L'evoluzione di Singapore come Hub Digitale
Dalla nascita come nazione, avvenuta nel 1965, il piccolo stato a sud della penisola malese ha attraversato una serie di evoluzioni che costituiscono l’unico caso di passaggio in una sola generazione dal terzo al primo mondo.
Dopo un’epoca industriale, l’ingresso nell’Oil&Gas e nel petrolchimico, la creazione di un polo finanziario e la creazione di una destinazione turistica, in questo momento Singapore si propone come hub per innovazione, sostenibilità, fintech e IT.
Le opportunità nel settore della digitalizzazione
Il mercato della digitalizzazione ha raddoppiato il proprio valore in 5 anni, arrivando a 73 miliardi di USD (secondo uno studio di Infocomm Media Development Authority of Singapore, insieme alla Lee Kuan Yew School of Public Policy presso NUS, National University of Singapore).
EDB, Economic Development Board, il principale interlocutore per l’attrazione di investimenti a Singapore, stima in 5.000 le startup digitali insediate. I colossi del digitale, tra i quali Google, Facebook e Alibaba, hanno scelto Singapore come base per le proprie attività asiatiche.
Altri player strategici, come Zoom, sono arrivati attratti dalla possibilità di posizionare in un territorio estremamente sicuro i loro data center e beneficiare di una normativa GDPR accettata da tutto il mondo. IBM ha posizionato a Singapore il proprio Centre for Blockchain Innovation. Esistono anche operatori locali come Lazada, Garena, Razer e Grab (unicorno quotato a New York).
Gli elementi di attrattività di Singapore per le Imprese Digitali Italiane
L’industria del digitale italiano e le aziende che si rivolgono a questo settore come cliente possono considerare Singapore come un mercato di per sé, ma anche come un trampolino per il territorio circostante. I paesi associati all’ASEAN, infatti, sono diversi per dimensione, demografia, religioni e lingue, ma condividono forti opportunità di sviluppo.
Si tratta di oltre 680 milioni di abitanti, se considerati nell’insieme rappresentano un terzo dell’economia asiatica e un quinto di quella globale, secondo il Fondo Monetario Internazionale. Anche se paesi come Tailandia, Malaysia e Indonesia conducono intensi programmi di digitalizzazione e accolgono un importante flusso di nomadi digitali da tutto il mondo (grazie a politiche favorevoli in termini di permessi di soggiorno), Singapore rimane la piattaforma ideale per organizzare le attività.
Da sempre nei primi posti delle varie classifiche sul “doing business”, Singapore combina una serie di elementi di attrattività per tutte le imprese ma soprattutto per quelle legate al digitale.
Si tratta di una economia top-down, dove la catena di trasmissione delle decisioni è estremamente corta e si garantisce a investitori stranieri di qualunque dimensione non solo incentivi e facilitazioni, ma anche un grado di continuità politica e regolatoria altissimo.
La trasparenza sulle normative e l’indubbia semplicità di insediamento è un altro elemento di attrattività: è possibile aprire una società a responsabilità limitata in tempi rapidissimi (anche un solo giorno), non è richiesta la presenza di un socio locale e c’è la massima libertà di esportare i profitti, in un contesto di tassazione molto ridotta (tra 15 e 17% dei profitti, ridotta al 50% per i primi due anni di attività).
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La routine seguita dai casi di successo è un’apertura anticipata di una società locale, molto spesso con la presenza di un socio locale almeno al 30% (per fruire dei contributi a fondo perduto locali), l’utilizzo di un manager responsabile per tutto l’ASEAN e l’utilizzo di una squadra di lavoro e programmatori in India o nelle Filippine, dove il costo del lavoro è più basso. Hanno seguito questa strada anche aziende nate nell’ecosistema californiano, come ad esempio Evergent, che mantiene la sede legale in California ma guida da Singapore tutte le attività globali nel campo del Customer management e la Monetization Solutions.
Il punto più critico dell’attrattività di Singapore, cioè le progressive restrizioni alla concessione di permessi di lavoro per gli stranieri, non riguardano il settore IT, dove il Paese contrasta la generale scarsità a livello globale di competenze digitale con permessi di lavoro riservati ai soli lavoratori digitali.
Verso la smart nation
Gli elementi di attrattività di Singapore per le imprese digitali italiani sono molti. Lo sforzo di Singapore per diventare una smart nation ha generato grandi programmi di digitalizzazione, come un clamoroso gemello digitale della città e la digitalizzazione di un faraonico sistema di trasporti. I programmi governativi di digitalizzazione sono spesso aperti alle imprese straniere e va anche ricordato che Singapore ha un accordo di libero scambio con l’Unione Europea (EUSFTA).
Numerose sono le challenge, call for proposals e call for ideas, ma anche bandi per la ricerca di prodotti già commercializzati: è possibile tenere sotto monitoraggio queste occasioni di ingresso nel mercato attraverso i portali delle agenzie governative e dei ministeri, ricordando che il ministero competente è Ministry for Communication and Information, ma che si occupano di digitale anche l’esercito (molto importante a Singapore come agente di innovazione) e MTI, Ministry of Trade and Industry, MOE, Ministry of Health.
Per una visione sintetica è possibile utilizzare il servizio offerto dal nostro MAECI. Per le imprese digitali italiane sono risultate interessanti le call for proposal di organismi come STB, Singapore Tourism Council (per la digitalizzazione dei processi turistici, ma anche per l’automazione delle porte negli hotel) oppure di CSA, Cyber Security Agency of Singapore.
Singapore si rivela una destinazione particolarmente attrattiva per le imprese del settore digitale che non si limitano a una prospettiva export attraverso partner, ma che sono orientate all’internazionalizzazione e sono pronte a dialogare con stakeholder dell’innovazione, partecipare a progetti di ricerca, prendere in esame partnership e confrontarsi con l’ecosistema delle startup.