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Distribuzione internazionale e blockchain

3 novembre 2023
di lettura

Quali opportunità in termini di certificazione e in termini di sostenibilità.

I consumatori sono sempre più attenti alla sostenibilità e alla sicurezza alimentare. Sono disposti a premiare i brand che curano la tracciabilità e la certificazione dei prodotti. 

Una tecnologia che può soddisfare questa esigenza è la blockchain applicata all’export, sia ai prodotti, sia alla supply chain. 

La blockchain rende tracciabile e certa la concatenazione tra diverse fasi della produzione e del trasporto, dunque è in grado di offrire al consumatore (ma anche al trade del Paese-obiettivo) informazioni certe e chiarezza relativa al prodotto importato/ distribuito.

Il settore produttivo che più di altri sta adottando soluzioni di blockchain è senz’altro l’agroalimentare, che grazie a questa tecnologia può offrire ai propri clienti e stakeholder maggiori livelli di sicurezza alimentare e nuove certezze circa l’originalità e il rispetto di specifiche tecniche e/o protocolli di produzione. 

Tra i consumatori si registrano livelli diversi di sensibilità al tema della tracciabilità a seconda del prodotto: in cima alle produzioni per cui i clienti finali sono attenti e preoccupati per la tracciabilità della filiera c’è il caffè, settore letto come problematico anche sotto il profilo etico, mentre la sensibilità verso il tema diminuisce fortemente ad esempio nei confronti degli integratori alimentari. 
Tra i produttori italiani, Caffè Musetti ha deciso di investire in blockchain ed ha tracciato tutte le attività di produzione delle cialde (referenza Gentile 18 pezzi) e ne ha certificato la selezione mediante chiari criteri di assaggio.

Un altro ambito molto importante per l’export a cui si applica la blockchain è il trasporto: la certificazione e chiarezza delle fasi di spedizione rappresentano un’esigenza non solo per i consumatori ma, forse anche di più, per gli operatori. Un esempio interessante è quello di Maersk che offre una soluzione per aziende del commercio marittimo, con codifica tramite blockchain di informazioni/documenti che vengono gestiti tra operatore logistico, autorità portuali e dogane. 

Un’opportunità per la tutela del Made in Italy

La tracciabilità è senz’altro un valore soprattutto per le aziende che esportano prodotti premium price, per i quali certamente è premiante la valorizzazione della fase di produzione e la cura e chiarezza dell’informazione “dalla fabbrica al punto vendita/cliente”; questo si applica molto bene al Made in Italy contribuendo all’unicità del prodotto esportato. 

Vi sono ormai diverse esperienze di applicazione della blockchain tra le aziende italiane: 
Barilla ha scelto la blockchain per il pesto, la pasta Solitaly per il mercato-obiettivo USA, Cantine Volpone per la tracciabilità nel settore vino.

Nel calzaturiero, l’azienda italiana Peron Shoes ha scelto la blockchain per valorizzare la qualità della scarpa e la sostenibilità della filiera, oltre a scegliere la piena sostenibilità per la produzione della linea Amarossa che prevede un codice unico per ogni paio di scarpe per una tracciabilità sicura e certificata. 

Dato che la tecnologia blockchain è trasversale, può contribuire alla tutela del made in Italy in modi inaspettati: il progetto “pOsti” ha l’obiettivo di certificare in blockchain le ricette italiane garantendo la tracciabilità dei prodotti utilizzati. Oltre ai produttori dell’agro-alimentare, il progetto è rivolto anche ai ristoratori. Lo chef Alessandro Colonna, ad esempio, ha certificato la ricetta della sua panzanella romana garantendo quindi i clienti del ristorante rispetto alla provenienza degli ingredienti e alla lavorazione degli stessi in fase di preparazione del piatto.

La tracciabilità certificata dalla blockchain è uno strumento di valorizzazione del prodotto - servizio e contribuisce a differenziare l’offerta e a rendere unico agli occhi del cliente finale il prodotto e/o il servizio, contribuendo a sostenere sia le vendite che il prezzo. 

Il Tech alleato delle aziende che esportano

Tra le aziende internazionali che stanno investendo in blockchain troviamo Nestlé e Walmart: il fabbisogno di chiarezza informativa e tracciabilità della filiera, anche in termini etici, sta crescendo e non è un caso se il primo prodotto a cui Nestlé ha applicato la blockchain è stato il latte, da sempre fonte di preoccupazione relativa alla genuinità e alla salute in particolare dei più piccoli. 

Questo fabbisogno di chiarezza e certezza aumenta quando il consumatore si trova a valutare brand che conosce poco e/o che arrivano da altri Paesi; dunque, per l’azienda che esporta adottare soluzioni che aumentino la chiarezza e il potenziale di fiducia nei clienti finali è una strategia valida.

Tuttavia, come scegliere le soluzioni tecniche per adottare la tecnologia blockchain? 
Dal 17 al 20 ottobre 2023 si è tenuta la prima fiera dedicata al tema: si tratta di Coderblock Connect, nel metaverso su Oasis.
La manifestazione virtuale ha contato oltre duecento espositori da tutto il mondo ed ha coinvolto aziende di molti settori (dal fashion all’assicurativo al real estate, dal settore medico a quello legale).
La fiera quest’anno è stata gestita da Novatek Srl un’azienda che si occupa di blockchain. L’evento continuerà nei prossimi mesi a mantenere disponibili i dati degli espositori per favorire il matchmaking.  

Oltre a IBM e Oracle che offrono soluzioni blockchain vi sono diversi fornitori di ottima qualità; una fonte interessante per monitorare progetti e relativi fornitori è la sezione dedicata alla blockchain degli Osservatori del Politecnico di Milano (sezione Blockchain e Web3).

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